martedì 31 gennaio 2012

Un buon libro dev'essere mummificato?

Come si fa, d'istinto, a non volere bene a uno che è contributor di una cosa folle e grandiosa come "il futuro dizionario d'America"? Sembra tanto la Guida Galattica per Autostoppisti, il ponderoso tomo che definisce George W. Bush "Arbusto velenoso di una specie estinta" (Bush in inglese è il cespuglio, non dimentichiamocelo) mentre Tony Blair "intrattiene un rapporto conflittuale con la verità".
Insomma, se fossimo negli anni '70 direi che Jonathan Franzen è uno che "mi trasmette buone vibrazioni", anche se ad essere sinceri il suo libro d'esordio, "la ventisettesima città" non è che mi abbia impressionato granché.
In colombia, nel corso del Hay Festival di Cartagena (un festival di letteratura talmente famoso che Bill Clinton l'ha definito "La Woodstock della mente"), Franzen  ha detto di non amare per nulla gli ebook, perché sono troppo fluidi. Per usare le sue stesse parole, “Il fatto che quando io prendo il libro da uno scaffale dica sempre la stessa cosa, beh, è rassicurante. C’è chi ha lavorato duramente per per scrivere in un certo modo, esattamente come avrebbe voluto. Ne era così sicuro da stamparlo a inchiostro su carta. Uno schermo dà sempre la sensazione che potremmo cancellare o spostare tutto questo. Per una persona appassionata di letteratura come me semplicemente non è abbastanza permanente” e ribatte il concetto: “Per i lettori seri è una parte dell’esperienza. Tutto il resto è fluido nelle nostre vite, ma un testo è qualcosa che non cambia”.

Lui odia quello che io amo
Quel che mi ha colpito della (rispettabilissima) opinione di Franzen  è che lui detesta l'ebook per la stessa, precisa ragione per cui io invece lo amo.
E non poteva essere che così. Questa è la vera differenza tra il libro stampato e il libro elettrico: l'inchiostro è piombo, i bit sono gomma.
A una lettura superficiale, la prima differenza di approccio tra me e Franzen potrebbe essere in quel C’è chi ha lavorato duramente per per scrivere in un certo modo, esattamente come avrebbe voluto.
Ehm, questa frase, questo modo di concepire la scrittura, non mi descrive per niente. Io scrivo come mi viene, come sento che devo scrivere, e non so esattamente cosa avrei voluto; so solo che rileggendolo mi piace, sennò lo cancello, ma qui ed ora. Capace che quando il libro va in stampa non mi piace già più.
o meglio, continua a piacermi, ma mi vengono in mente altre situazioni, altre soluzioni, altri dialoghi che forse mi piacciono di più, desidererei averlo scritto in un altro modo.

Il lettore diventa autore. Ma sul serio, però.
Gli scrittori che amano trombonare spesso cialtroneggiano sul fatto che "Autore e Lettore hanno gli stessi diritti", che "Il lettore è autore tanto quanto lo scrittore", ma poi si guardano bene dal mollare il volante a chi legge. Il mio primo romanzo, I Biplani di D'Annunzio, è uscito (su carta, allora non c'era di meglio) nel 1998 edito da Mondadori, nella collana Urania. ho ricevuto tantissime critiche, alcune osannanti, altre stroncanti, altre semplicemente interessanti. Le ho ascoltate tutte, tanto che quando anni dopo l'editore Todaro si è offerto di ripubblicarlo, ho ripreso in mano il file dei suggerimenti. Li ho studiati, ho provato, molto ho accolto, poco ho scartato e alla fine nel testo son cambiate un sacco di cose, compreso un finale tutto nuovo. Il libro era lo stesso, ma il sapore era leggermente diverso, più buono, più fresco: ho fatto un po' come il cuoco che invece di tirarsela che lui è lo chef, ascolta il cliente buongustaio che gli dice di metterci il cumino e una goccia di tabasco. Ricetta perfetta? No, certo che no; anni dopo nuova edizione, con l'editore Sironi, e nuovo rimaneggiamento; ho pure aggiunto qualche anacronismo, citando fatti che nel 1995, anno della prima edizione, non erano ancora successi, come le torri gemelle; e questo in un libro che parla di paradossi temporali è una splendida ciliegina, un gioco sottile tra me e il lettore.

Nel libro caleidoscopio, la storia ti stupisce ogni volta che la leggi
Quindi, dico io, perché non andare oltre? Franzen scrive che  Il fatto che quando io prendo il libro da uno scaffale dica sempre la stessa cosa, beh, è rassicurante. Ecco, per me invece è triste. È il vero limite del libro di carta; una volta letto è morto, mummificato, non può più stupirti, può solo farti risentire sempre la stessa storia allo stesso modo; tu la leggi in un modo sempre diverso, certo, ma il testo è sempre quello. Condannato come un vecchio disco a ripetere sempre la stessa storia, parola per parola, punto per punto. Un'opera viva è tutta un'altra cosa: una grande commedia a teatro non sarà mai recitata allo stesso modo, gli attori, il regista, il costumista, l'artista delle luci e i musicisti faranno sempre qualche piccolo aggiustamento, qualche cambiamento. Ma andiamo ancora oltre, e immaginiamo che il libro possa prendere ancora più coraggio, possa cambiare davvero, possano esserci delle patch che cambiano qualcosa nella trama, aggiungono un personaggio, cambiano il finale. Naturalmente cambiamenti fatto col permesso del lettore, che deciderà se vuole leggere la storia originale, o muoversi tra le varie versioni della storia.
Un libro che racconta una storia viva, che cambia insieme a noi. Franzen scrive: "Per i lettori seri è una parte dell’esperienza. Tutto il resto è fluido nelle nostre vite, ma un testo è qualcosa che non cambia".
Ecco, certamente io NON sono un lettore serio, ma quanto mi piacerebbe che i libri che ho amato possano cambiare con me. Possano farmi vedere che una volta ogni tanto, una lettura su cento, il principe azzurro non bacia Biancaneve ma Brontolo.
Il tempo di stropicciarsi gli occhi, rimettere a fuoco il testo e vedere che era solo un'impressione, uno scherzo dell'ebook, e vissero per sempre felici e contenti.
Forse.
Fino alla prossima rilettura.


sabato 14 gennaio 2012

Il libro finirà nel 2012?

"E' probabile che il 2012 sia archiviato come l'anno dell'Apocalisse per il libro stampato" scrive Roberto Dessì sull'ultimo numero di PreTesti, magazine sulle letture elettroniche scaricabile gratuitamente. Il futuro sarà degli ebook, "che stanno mutando da oggetto del mistero a oggetto del desiderio".
Sullo stesso numero, Daniela De Pasquale racconta dei rapporti tutt'altro che banali tra ebook e cloud computing, che sarebbe a dire la tendenza a non registrare sull'hard disk o sulle pennette Usb le proprie foto, i propri documenti e i propri filmati ma condividerli con gli amici archiviandoli sui server in Rete.
Un domani pagheremo solo quello che leggiamo per davvero e non avremo più bisogno di comprare copie digitaloi dei nostri ebook? o magari i libri elettronici saranno del tutto gratuiti e si pagheranno con la pubblicità?

Se tutto ciò ancora non ti ha convinto a scaricarti PreTesti, allora sappi che ci troverai anche un fantastico racconto di Masali: cosa succede se un lettore di ebook finisce in una lavatrice, e le storie cominciano a mescolarsi l'una con l'altra?
La rivista la trovi qui:
http://issuu.com/pretesti/docs/pretesti-2012-numero1-issuu

lunedì 2 gennaio 2012


Leggevo sull'ipad "I salici ciechi e la donna addormentata" di Murakami Haruki e ragionavo su quanto l'ebook cambierà il nostro rapporto con la lettura. Tra dieci anni, una frase del genere non avrà più nessun senso
kindle.amazon.com
Il problema piú serio nella nostra vita su quell’isola era che non avevamo quasi nulla da fare. Non lavoravamo, non conoscevamo nessuno. Non c’erano cinema né campi da tennis. Non c’erano libri da leggere. Essendo partiti dal Giappone in fretta e furia, non avevamo pensato a farne una scorta. I due romanzi che avevo comprato all’aeroporto li avevo già letti due volte, la raccolta di tragedie di Eschilo che si era portata Izumi pure, e ora non mi restava piú niente.

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Esploriamo insieme le potenzialità del libro elettronico: ecologico, democratico, ricco, multimediale, affascinante.
Sarebbe un peccato pensare al libro elettronico semplicemente come a un modo complicato per leggere libri nati e pensati per la carta.
L'ebook non è un libro con l'interruttore. È un modo totalmente nuovo di scrivere, di fare cultura, intrattenimento e letteratura.
Pennyebook, amici dell'ebook nasce per sperimentare le scritture del nuovo millennio, per riempire di contenuti i lettori digitali, per inventare una nuova arte.

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