venerdì 15 febbraio 2013

I tablet salveranno i quotidiani?

La newsletter di Franco Abruzzo, ex presidente dell'Ordine dei Giornalisti della lombardia, è un bollettino di guerra che fotografa l'agonia della stampa italiana. "I tablet salveranno i quotidiani?" si chede Abruzzo, mentre a subire i cali più pesanti sono proprio le testate a maggiore tiratura: per Corriere e Repubblica perdite del 3-5%, Sole 24 Ore -8,6%.


Secondo noi l'auspicio di Abruzzo, cioè i quotidiani salvati dai tablet, non è realistico: l'informazione cambia molto più radicalmente di così, e non vediamo un grande futuro per i quotidani sui tablet. Come ci ha insegnato il disastro del Daily, il quotidiano su iPad di Murdoch, giornali di carta e di bit sono profondamente diversi, rispondono a bisogni diversi e non sono in alcun modo intercambiabili.

I giornali di carta fanno arrivare al lettore  la fotografia più o meno fedele di quello che è successo il giorno prima, con le spiegazioni degli esperti e i commenti degli opinionisti ad arricchire l'informazione e dare al lettore gli strumenti per leggere la realtà e farsi un opinione. Questo cercano, e trovano, i lettori dei quotidiani: un autorevole lavoro di selezione, ordinamento e analisi dei fatti che spieghi loro il significato della notizia. 

Al contrario i giornali online, o meglio, le edizioni online dei quotidiani di carta sono molto più destrutturati: come in un puzzle, gli eventi della giornata escono man mano che i fatti accadono, e compongono un mosaico di notizie che si evolvono man mano che emergono particolari. Sotto i nostri occhi, il senso della giornata emerge come un quadro, pennellata dopo pennellata; intanto le redazioni nel retrobottega "cucinano", come si dice in gergo, i servizi che alla chiusura della sera tireranno le somme della giornata, spiegheranno quel che va spiegato, commenteranno quel che va commentato e metteranno gli eventi in ordine, offrendo una chiave di lettura della realtà e dando un senso a quel che è successo.
Questo cercano, e trovano, i lettori dei quotidiani online: la cronaca destrutturata e in tempo reale delle notizie.

Quindi cercare di incastrare un quotidiano in un tablet è tanto assurdo quanto pensare di mettere su carta un blog. Sono media diversi, e come ben sa chi lavora nell'informazione, il media è il messaggio.

La sfida non è cercare di fermare l'inevitabile estinzione dei giornali adattandoli alla meno peggio a media nuovi, ma costruire un giornalismo dinamico, partecipativo, social che ragiona sull'immediatezza della notizia. Quelle che pubblicano i quotidiani il giorno dopo sono irrimediabilmente vecchie. Serve un giornalismo narrativo, interattivo, partecipato, dialogante che non si metta al di sopra dei lettori ma li coinvolga nelle tre fasi importanti di questo mestiere: trovare la notizia, verificarla, raccontarla. Un lavoro che va retribuito, anche se il reporter o il verificatore non è giornalista ma un semplice cittadino che produce e lavora un contenuto interessante.

I nostri quotidiani questo nodo non lo affrontano, e i risultati sono inevitabilmente catastrofici; basta vedere il terrificante piano industriale dell'editore del Corriere, Rcs Mediagroup, che Abruzzo racconta così:

"Rcs Media Group: 800 esuberi (640 in Italia e 160 in Spagna), chiusi o ceduti 10 periodici (si salvano Oggi e Il Mondo), per Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport addio alla sede storica di via Solferino (dopo 109 anni), si va in via Rizzoli a Crescenzago. Quale sarà la reazione di Ferruccio De Bortoli? Fortemente critico il Comitato aziendale europeo (CAE). I vertici del gruppo editoriale, a cominciare dall’ad Pietro Scott Jovane e dal presidente Angelo Provasoli, hanno annunciato una riduzione del 10% del loro stipendio. 
Ai Cdr del Corsera e della Gazzetta dello Sport assegnato dalle assemblee di redazione un pacchetto di dieci giorni di sciopero".

E non è un caso isolato. I giornali stanno morendo di vecchiaia, non di crisi.


Per approfondire: il giornalismo al tempo del web

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