lunedì 27 maggio 2013

Facciamoci del male: gli editori contro gli ebook a scuola

Gli editori italiani preferiscono agonizzare ancora un po' con la carta invece che prendere il toro per le corna e affrontare l'inevitabile passaggio al digitale. Dimostrando lungimiranza e spirito innovativo l'Aie, l'associazione degli editori, ricorre al Tar contro il decreto Profumo che obbliga le scuole a dotarsi di e-book già dall'anno 2014/2015.

Rendendosi probabilmente conto dell'assurdità di questa battaglia di retroguardia, il presidente del Gruppo Educativo dell’Associazione Italiana Editori Giorgio Palumbo si nasconde dietro un dito: “il ricorso non è contro i libri digital" cerca di giustificarsi, "ma contro i tempi e i modi di realizzarne la diffusione, in contrasto rispetto alla legge votata dal Parlamento e non tengono conto delle carenze infrastrutturali della scuole”. Parole che nascondono da un lato la paura dell'ignoto, e probabilmente la serena consapevolezza che l'editoria italiana è stata pescata con le braghe calate, del tutto impreparata ad affrontare la svolta digitale. E dall'altro lasciano trapelare un istinto alquanto rapace, visto che oltre a cercare di smontare la riforma gli editori se la prendono pure con l'abbattimento dei costi in libri per le famiglie degli studenti, previsto intorno al 20/30%. 
Secondo Palumbo, "il decreto Profumo viola i diritti patrimoniali di autori ed editori, espressamente tutelati dalla legge, creando al tempo stesso un danno di sistema a tutta la filiera – si pensi a stampatori, cartai, promotori, ma anche agli stessi autori". 
Insomma, gli tocca il portafogli. Ma se sciaguratamente il ricorso dovesse mettere i bastoni tra le ruote alla riforma, ne andrebbe di mezzo un pezzetto del futuro del Paese: i nostri ragazzi tarderanno di un altro anno almeno l'ingresso nella modernità, dovranno continuare a studiare come i loro bisnonni sui libri di carta, rinunciando ai supporti multimediali e interattivi dei supporti didattici moderni; per un paese già in declino, un'ennesima picconata che mina la competitività delle generazioni future, che dovranno confrontarsi con un mondo sempre più digitale e interconnesso, e non certo fatto di carta e colla. Spegnete il tablet e aprite il libro a pagina centoventitrè, che bisogna salvare i conti degli editori e abbattere qualche albero per tenere aperte le stamperie. 
E ne andranno di mezzo anche gli stessi editori, che accumuleranno un altro anno di ritardo nella svolta al digitale, mentre il resto del mondo va avanti. 

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