lunedì 15 luglio 2013

Prezzo dei libri, Il Giornale sbaglia clamorosamente i conti

Il quotidiano di via Negri prende una bella toppa. In un articolo populista e piuttosto fru fru sul ricarico dei prezzi al consumo di vari oggetti, dai jeans alla pizza, se la prende anche con il prezzo dei libri, dimostrando di non avere le idee molto chiare su cos'è un libro e qual è la sua struttura dei costi.


Alla voce "Libro", l'autore del pezzo scrive testualmente "E la cultura quanto ci costa? Quanto costa stampare un libro? Certo c'è libro e libro e tiratura e tiratura e non si può generalizzare ma un campione base: senza prestampa, solo un controllo sul testo, senza copertina separata, costo dei macchinari e con una tiratura di 2000 copie e di 500 pagine un libro ha un costo unitario: di 2,65 euro che moltiplicato fa 5309,55. Tutto ciò che si aggiungerà, cioè il costo spesso impegnativo che si vede in libreria è dovuto a scelte di marketing, pubblicità, etc della casa editrice". 
Manca qualcosina? Già, l'articolista dimentica che dietro a un libro c'è un anno o giù di lì di lavoro di chi l'ha scritto, lavoro che andrà pagato.
Poi magari la copertina è una foto rubata su Internet, ma se non lo fosse anche chi l'ha realizzata pretende di mangiare (mi vengono in mente le stupende, e pagate pochissimo, copertine di Urania di Karel Thole). 
Poi bisognerà che qualcuno paghi quel povero cristo del libraio che lo vende, razza esecrabile e col pessimo difetto di mangiare tutti i giorni, come tutti i giorni pretende di mangiare l'inquinatore col furgone che non ha nulla di meglio da fare se non portare avanti e indietro i libri dal magazzino (pieno di altri inutili esseri umani con famiglie da mantenere che pretendono di essere pagati) alla libreria. Eppoi visto che alla fine qualche libro rimarrà invenduto, bisognerà anche che qualcuno paghi il lavoro di chi lo va a riprendere, lo ficca nel cartone e lo porta al macero per farne nascere carta più fortunata.

Forse sarebbe il caso che nei corsi di giornalismo qualcuno si prendesse la briga di insegnare il concetto di filiera, che confondere in prima pagina del sito istituzionale il costo di una singola lavorazione, per quanto importante, (la stampa) col costo industriale totale di produzione, tralasciando completamente il costo del lavoro intellettuale e i costi di gestione è davvero troppo grossa, per un giornale che si riempie la bocca di paroloni sull'imprenditorialità e l'economia. Espandendo il discorso al di fuori della carta stampata, è come se uno si concentrasse solo sui costi di produzione, e tutt'al più di marketing, tralasciando completamente i costi di sviluppo, progettazione e proprietà intellettuale: un ragionamento che va bene per un terzista cinese, una fabbrica che produce massicciamente conto terzi oggetti pensati, disegnati, progettati e integrati da altri, tipo FoxConn. E' questa l'economia che hanno in mente in via Negri?

Sembra la vecchia barzelletta del sindaco del paesino che, dovendo restaurare una statua a cui i vandali avevano staccato la testa, rimanda inorridito il preventivo allo scultore dicendogli "Ma insomma, quanto costa il marmo al chilo?"

Poi tacciamo per carità anche sul semplice costo di stampa, visto che grazie al cielo il mondo non è fatto solo di bestseller ma anche di piccole produzioni di nicchia, e di self publishing dove 3 euro per 500 copie non sono nemmeno un sogno, sono un'utopia.

Per approfondire - come funziona l'editoria

1 commento:

  1. Ritengono che chi scrive lo faccia per la gloria. Non c'è da meravigliarsi, i giornali si reggono sullo sfruttamento dei precari che scrivono per (quasi) nulla.

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