domenica 10 febbraio 2013

Freccia di luce: storia di un ebook bestseller

Qualcosa di nuovo e dirompente è nato tra le pieghe della rete. Fuori da ogni mediazione culturale è nata una letteratura dal basso, scorbutica, mossa da un immaginario spesso primitivo ma immaginifico, che viola tutte le regole della scrittura, della narrazione e a volte pure del buonsenso. È la letteratura Indie, quella degli scrittori che si autopubblicano.




Si parla spesso della solitudine dello scrittore, e nel caso dell’Indie questa solitudine diventa eroica: via il filtro della selezione delle case editrici, via la revisione professionale delle redazioni, via la correzione di bozze, via pure i lettori, visti i risibili risultati di vendita. Resta solo lo scrittore, più spesso la scrittrice, e la sua tastiera: nuda e sola davanti alle storie che racconta generosamente, di getto, parlando verosimilmente a nessuno.

Nell’ottocento, Lombroso scriveva “L’originalità creativa dell’arte dei pazzi dipende dal fatto che, essendo libero il freno dell’immaginazione, la mente dà luogo a manifestazioni da cui rifuggirebbe in condizioni normali, per timore di cadere nell’illogico e nell’assurdo”. E essendo l’immaginazione degli Indie libera dal freno delle convenzioni editoriali, dalla politica delle case editrici e da ogni considerazione economica, visto che si parla di economie più da centesimi che da euro, i loro libri possono permettersi di essere potentemente immaginifici, stilisticamente scombinati, serenamente ignoranti di quell’antica sapienza che nei secoli si è consolidata fino a diventare il romanzo occidentale. Sono una cosa nuova, vitale, ancora informe; un oceano, un mare sconfinato di creatività narcisistica, di libri reietti che nessuno leggerà mai, di storie rifiutate persino dagli editori a pagamento.

Eppure in questo marasma anarchico di parole selvatiche, ogni tanto una storia è così potente da emergere, come un mostro marino de Melville: una balena bianca, o meglio grigia, o meglio con cinquanta sfumature di grigio, l’ebook che diventa un caso letterario intercontinentale. Favole che possono succedere solo in America, terra di sogni e opportunità. Qui da noi, nell’estrema periferia dell’impero, terra depressa dove si parla solo di tasse, anche le soddisfazioni letterarie sono da premio di consolazione. Per esempio, può capitare di rimanere 295 giorni nella top 100 degli ebook più venduti di Amazon, superando macchine da best seller come Michael Connelly, scrittori potenti come Daniel Pennac e mostri sacri come Steve Jobs.

È quello che è successo a Francesco Coratti col suo Freccia di Luce : un romanzo che ha tutte le caratteristiche del romanzo Indie. Un immaginario potentemente corrotto, contaminato dai fumetti, dal cinema di serie z, dalla giocosa fantascienza degli anni ’50: dove, se non in un romanzo Indie, possiamo trovare storie che mescolano Indiana Jones con martin Mystere, duri scienziati d’azione che si chiamano Paolo, si perdono nell’artico sovietico e mentre congelano sognano la mamma? Dove trovare oggi un personaggio che inventa il Gps, l’Mp3 e già che c’è il laser per curare le miopie? Dove trovare una storia che salta tra Polo Nord e Amazzonia sulle ali di una immaginazione potentissima e di sconcertanti coincidenze? Certo, in questo rutilante circo di trovate fulminanti, spie russe, pillole magiche che sembrano venute direttamente da Matrix la lingua zoppica, ma chi se ne importa? Non è per la lingua che si spendono 99 centesimi per legge un romanzo Indie. Si cercano piuttosto le lettere autografe di Hitler che parla della misteriosa Freccia di Luce che avrebbe potuto risolvere le sorti del Terzo Reich, la potenza creativa che mescola talmente i generi che nemmeno Amazon sa bene dove infilarlo. E per non sbagliare lo mette in tutte le categorie possibili: romantico, mistero, fantascienza, gialli, avventura, azione e thriller. Manca giusto la sezione libri di cucina.

Una ventata di aria fresca, un libro che si legge come si guarda una partita di calcio tra amatori: non ci saranno i virtuosismi tecnici e il bel gioco dei professionisti della serie A, ma si prende una robusta sferzata di passione, di voglia di stupire, gioia di raccontare, raccontare, raccontare. Fregandosene di tutto il resto.
E' davvero uno spreco che un talento potente come quello di Coratti resti tra le pieghe della Rete e non diventi un grane best seller (anche) di carta: Coratti se lo meriterebbe, resta da vedere se la nostra editoria se lo meriterà.

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